Franz Liszt : Sonata in B min. – Metodo interpretativo (suggerimenti) – Scelte narrative musicali e strategie tecniche pianistiche. Interpretazioni comparate

Interpretare una delle vette più alte di ogni tempo, forse la più folgorante, maestosa e filosofica altura romantica, senza dubbio, la più alta composizione del Paganini della tastiera, considerato un “dovere” per quasi tutti pianisti professionisti, suonare la grande Sonata in si minore di Franz Liszt è una vera avventura.
Tale la mole delle esecuzioni più o meno storiche, tale è il grado di inflazione delle versioni odierne, da far quasi desistere i giovani pianisti di oggi, dall’arrischiarsi nell’impresa.
Se aggiungiamo anche il grado altissimo di virtuosismo strumentale richiesto dall’opera unitamente a una visione artistica tra le più complesse e poetiche di tutta la letteratura del pianoforte, riusciamo a dare un’idea meno approssimativa di quello che essa rappresenta: una Sfida.

Molti raccolgono il Guanto, pochi riescono a essere all’altezza della ricchezza artistica del brano:
siamo sommersi da una vera “onda anomala” di esecuzioni, la maggior parte delle quali sono la prova di bravura istrumentale e nient’altro… L’enorme lunghezza del capolavoro – durata media tra 25 e 30 minuti – e, soprattutto, la sua struttura monolitica (non ci sono movimenti separati) che ingloba, però, almeno tre sezioni distinte, richiede un respiro adeguato ad un “polmone” gigantesco.

Nel nostro Tempo veloce e fatto di un pulviscolo di particelle di vita vissuta, provare a tenere un respiro psicologicamente lungo quasi una mezz’oretta di concentrazione altissima, non viene neanche capito dai pianisti occupati quasi esclusivamente a superare brillantemente le difficoltà così dette “tecniche”. E così, eccoci navigare dentro un arcipelago micronesiano, anziché scalare una sola grande, immensa, abbagliante Montagna !

Dovendo suggerire un attento ascolto comparato, di alcune delle più “storiche” esecuzioni, ci limiteremo a tre tendenze interpretative della Sonata in si minore:
1. La meditazione filosofica – atteggiamento pensoso e riflessivo che predomina sempre durante la quasi totalità dell’opera ;
2. La corsa ad ostacoli – come una gara più o meno sportiva e tesa a dimostrare il virtuosismo tecnico-strumentale e la coerenza poetica dell’insieme – scelta imposta dalla struttura particolare del brano, appannaggio di pochi, grandi interpreti, che oltre a essere virtuosi del loro strumento, sono anche veri musicisti, dall’animo generoso e capaci del lunghissimo respiro della mente e dello spirito artistico che l’opera richiede..

1.In questa categoria di esecuzioni si annoverano molte personalità musicalmente
affascinanti ; il numero degli interpreti orientati ad evidenziare la pensosità del brano e, senza dubbio, più alto rispetto alle altre due scelte. Dobbiamo selezionare solo alcuni nomi: Artur Rubinstein, Lazar Berman, Leslie Howard, ma anche Maurizio Pollini..e tanti altri grandi pianisti. Naturalmente vi sono presenti innumerevoli fattori variabili – come scelte di movimento, variazioni di velocità o timbriche…la categoria non può che essere molto ricca, in quanto “biodiversità”.

2.Oltre un folto numero di pianisti che esibiscono doti fuori dal comune, quest’orientamento comprende anche una dose di declamatio di tipo operistico – latente nell’opera – che ben si armonizza con una certa esteriorità degli stilemi liztiani. Anche qui, fare dei nomi è un’impresa che rischia di tagliare fuori molti pianisti: in tal caso, ci limitiamo ad un solo nominativo, e cioè, Martha Argerich, la quale è anche un’eccellente musicista dalle possibilità virtuosistiche straordinarie, ma dalla vena vulcanica all’altezza dell’impeto romantico richiesto nella Sonata in si minore.

Il terzo orientamento interpretativo è anche quello meno affollato di esecutori: esso comprende, naturalmente, gli altri due precedenti, ma è anche una specie di “sintesi” dalle grandi capacità di contenere e trasferire nel suono, quasi tutte le latenze espressive criptate nello spartito.
Parleremo solo delle versioni di Sviatoslav Richter e quella molto antica di Vladimir Horowitz(1932) – alla quale va la nostra maggiore volontà di aderire. In maniera personalizzata, i due grandi pianisti riescono a mantenere un controllo miracoloso dei dettagli, nonostante l’energia straboccante del grande soffio con il quale ci trascinano dentro questa enorme montagna in-cantata.

La relazione dell’insieme ( il tutto ) con le sue parti componenti, ad ogni livello, fino anco al più minuscolo, presenta una sorte di inesorabilità. Gli eventi- dettagli si presentano armonizzati tra loro e, nel contesto del flusso temporale dell’intera opera si fondono in unico respiro, fusione paragonabile ad una lega metallica definitiva… che riesce a conservare la spontaneità delle micro-variazioni tipiche dell’escuzione in concerto (oggi, non più “dal vivo”, ma “live”…)

In conclusione, vorremo far mente locale su alcuni parametri strutturali della Sonata in si minore.
Qui, come in poche altre opere pianistiche, il genere “sonata”(successione di tre o quattro movimenti) e sovrapposto alla forma-sonata – così come era stata consacrata ancora nei tempi di Mozart o Haydn, già messa in discussione da Beethoven: la forma ternaria del primo movimento di una sonata(ma anche, trio, quartetto o sinfonia) con l’Esposizione (in genere dei due temi principali protagonisti) lo Sviluppo (corrispondente all’Azione drammatica, trama narrativo) e la Ripresa dell’Esposizione.

Liszt riesce a fondere perfettamente queste due strutture, anche attraverso il ritorno ciclico di motivi tematici che generano tutti i temi presenti..
In fine, passiamo rapidamente in rassegna le più note “interpretazioni” di questo poema sinfonico:
l’Autore non ha mai negato che si tratta, in fondo, di musica “a programma”…solo che ha evitato con grande cura a suggerirne la fonte letteraria di tale “ispirazione”. Ecco allora, il pullulare di ipotesi, dalle più credibili, alle più esotiche o stravaganti: 1.Prometeo(nella variante romantica “liberato”), 2.Faust (celeberrimo mito trasposto in versi da Goethe), 3.Allegoria biblica- con i suoi momenti salienti – l’estromissione dal Paradiso di Adamo ed Eva, con tanta di Serpente,Diavolo e Dio rappresentati dalle melodie(temi), 4. Divino vs. Diabolico, 5.Autobiografia musicale di Liszt.

Non vogliamo orientare il pensiero dell’ascoltatore onesto, condizionandolo con qualche riferimento programmatico, perciò lasciamo la più totale libertà di scelta, per quel che riguarda un possibile avvicinamento della musica, nel mentre del suo fluire, a qualche mito o legenda o storia di tipo narrativo. Certi che la Musica è il linguaggio primordiale dell’Umanità, pensiamo di aver a che fare con degli Archetipi Universali: la loro è una epifania cosi misteriosa e intensa, nella loro riemersione attraverso i simboli sonori della Sonata in si minore, basta a se stessa.
Buon ascolto !

Adrian Th.Vasilache, Ph.Dr.

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